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Il margine danzato

Riflessioni interne sul libro “Conflitto” di Ugo Morelli
di Giulia Boato e Fabrizio Bernardini (Giugno 2007)

Questo documento è parte di una più vasta serie di interventi su alcune delle questioni chiave che il libro “Conflitto” di Ugo Morelli ha posto e che sono emerse durante un seminario interno a Polemos.
Ci sembra, restituendo parte delle discussioni che si sono svolte al nostro interno, di poter contribuire ad alimentare il confronto con chi ci legge. Gli interventi che pubblichiamo sono frammentari, benché rivisti per la pubblicazione, risentono infatti della dimensione dialogata dello scambio.

Uno dei capitoli del libro “Conflitto” di Ugo Morelli è dedicato al tema del margine inteso come luogo privilegiato per la comprensione e la gestione evolutiva del conflitto.
Nel linguaggio di ogni giorno – scrive Morelli – essere al margine assume un valore negativo, ma allo stesso tempo chiedere la concessione di un margine vuol dire auspicare un possibilità. Il margine non indica una divisione netta e precisa, non è qualcosa che separa, ma è uno spazio, è qualcosa che si trova tra ciò che è fuori e ciò che è dentro, è qualcosa che si modifica continuamente e cambia in base ai rapporti che si sviluppano nelle aree di contatto.
Il margine, il luogo del tra, non è ciò che divide, ma all’opposto, riprendendo una riflessione di Cacciari, ciò che di noi, dei luoghi che siamo è sempre necessariamente con l’altro[1]: in questo senso il margine è il luogo privilegiato per il cambiamento e l’apprendimento.
Il margine è il luogo dove convivono inevitabilmente le leggi del vero e del falso, del bianco e del nero: è il luogo del non definito, dell’incertezza, di ciò che è e non è ancora, è il luogo della possibilità, dove le cose divengono possibili senza che necessariamente avvengano. Il margine “è il luogo dove, stando nel micro, due cellule possono incontrarsi e generare una vita o non incontrarsi. E’ anche nel macro il luogo dove possiamo incontrarci o avendo potuto incontrarci non ci incontriamo.
Il margine quindi è un luogo ricco di possibilità, ma come tale anche carico di ambiguità: il margine è anche il luogo dove non ci sentiamo “a posto”, dove si vive il disagio, il dubbio, l’inquietudine e la paura di sentirsi esclusi.
Partendo da queste riflessioni contenute nel libro “Conflitto”, Giulia Boato e Fabrizio Bernardini hanno tradotto in danza il “senso del margine”, mostrando in modo inedito grazie al linguaggio del corpo e del ballo, il significato e l’importanza del margine per la propria ed altrui evoluzione.

[1] Massimo Cacciari, “La Repubblica”, 19 aprile 2004


Video "Il margine danzato"
Bassa qualità (Windows media player, 7,2 MB)
Alta qualità (Windows media player, 25 MB)

Il libro Conflitto. Identità, interessi, culture

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