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Ostaggi

di Ugo Morelli per GAMeC, Bergamo, catalogo della mostra War is over (Agosto 2005)

War is over
1945 - 2005 la Libertà dell'arte da Picasso a Warhol a Cattelan

Dove: GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, via San Tomaso, 53, Bergamo.
Data: dal 15 ottobre 2005 al 26 febbraio 2006 (Inaugurazione il 14 ottobre alle ore 18.30).
Orario: martedì, mercoledì, domenica ore 10-19; giovedì, venerdì, sabato ore 10-22; lunedì chiuso; chiuso: 25 dicembre - 31 dicembre; aperto: 1° novembre - 8 dicembre - 26 dicembre - 1° gennaio - 6 gennaio.
www.gamec.it

Puoi andarci se vuoi. Anzi sono contento che tu faccia quest’esperienza, se proprio ci tieni. Sappi solo che mi mancherai molto. Sai che è per me molto difficile starti lontano. Conterò i secondi. Per non parlare poi dei pericoli. So che così dicendo ti metto in difficoltà ma è più forte di me. Potrei non dirti queste cose, ma tanto le sapresti lo stesso. Non voglio però che tu ti senta sminuita dalla nostra relazione. Non sei certo in mio ostaggio. Inutile dirti che è l’amore che mi fa parlare. Questo lo sai vero? Sai che per te farei qualsiasi cosa. Devo dirti che da un lato mi dispiace essere così, ma dall’altro ne sono fiero, perché è una prova di come ti amo. Non vorrei essere diverso da così. Se fossi al tuo posto ne sarei felice. Anzi. Dovresti preoccuparti del contrario. Dovresti temere la mia tranquillità. Sarebbe un segno del mio scarso interesse per te. Vai pure, perciò, ma sappi che vivrò nell’inferno finchè non torni. Il fatto che mi manchi così tanto non vuol dire che ti voglia condizionare. La tua libertà innanzitutto. La tua realizzazione è lo scopo della mia vita. Si tratta certo di un’importante occasione di incontro. Gente che viene da tutto il mondo. Ti troverai con persone interessanti. Potrai esprimere il tuo valore e essere riconosciuta. Certo tutto questo sarà in tormento. Se penso alle sere che trascorrerai in compagnia, in un clima di convivialità. Si sa come vanno certe cose. Per non parlare delle notti, poi. Ma tu non fare caso a quello che ti dico. Mi importa che sai perché te lo dico. Voglio che la nostra relazione sia per te motivo di autonomia e di crescita e non di costrizione. Come dicevo, non ti voglio tenere in ostaggio. Pertanto vai, vai pure, se proprio ci tieni. Sentiti libera di andare.

Qualcosa di spaventoso e straordinario accade, non solo nel venire al mondo, ma nel distinguersi e individuarsi, per ognuno di noi. Prendiamo le distanze, ci differenziamo dalla simbiosi col corpo che ci genera, ma anche dall’essere chiusi in noi stessi. Anche se mai del tutto e mai definitivamente, fino alla fine. Con la mente che ci genera creiamo le condizioni della nostra, in un gioco di rispecchiamenti dove l’uno nasce dal due. Dove la relazione è generativa dell’individuazione. Per fare una mente ce ne vogliono almeno due, anzi tre. Se non incorporata, relazionale e contestualizzata culturalmente, una mente semplicemente non esiste. Di questa dipendenza dalla relazione e dal contesto possiamo essere un frutto libero o rimanere ostaggio. Nel nostro percorso di individuazione accadono, almeno in parte e sempre un po’, entrambe le cose. Ci differenziamo, ci distinguiamo e dipendiamo, fin dall’origine. Cominciamo a farlo e continueremo per tutta la vita. Non si tratta però di un passaggio da uno stato ad un altro, ognuno dei quali sarebbe completo. Abitiamo una continua elaborazione con la quale ci generiamo. Ognuno in modo unico diviene ciò che esprime. Per quelle espressioni almeno in parte distintive viene riconosciuto nelle contingenze della vita. Nella molteplicità federata delle nostre possibilità che è ciò che chiamiamo il nostro io, parti di noi si saranno espresse nel divenire, in maniera piuttosto compiuta, mentre altre saranno dipendenti dalle prime o tacitate e in attesa. Altre parti ancora saranno state tradite dall’angoscia che ci prende di fronte alla bellezza di un nostro progetto, spesso per paura di non esserne all’altezza. Accade a volte che la condizione di espressione di parte delle nostre possibilità sia quella di tenerne in ostaggio altre. Accade altresì che nell’essere noi animali relazionali con mente relazionale, diveniamo almeno in parte ostaggio di un altro o di altri che sono al contempo fonte del nostro stesso riconoscimento e delle nostre possibilità. Possiamo perfino divenire ostaggio della nostra autocontemplazione, emulando Narciso, e perderci in uno stagno come se fosse il mondo. Così come possiamo annullarci nell’emozione della massa e fonderci nel conformismo, ostaggi della fusione adesiva che ci travolge e annulla. Fino all’estrema situazione per cui sarà il carnefice a divenire la fonte di individuazione della vittima in un tragico legame. La minaccia dei barbari ci terrorizza: di essi vorremmo che non esistessero ma divengono anche la ragione della nostra identificazione (Continua nel documento word).

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