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Dalla terra del non-luogo

di Michele Nardelli (dai Balcani)

Raccontare le immagini e le sensazioni della guerra e del dopoguerra in quella che un tempo si chiamava Jugoslavia può risultare fuori posto, quasi retorico. Corro questo rischio per far conoscere ad altri il tentativo di sperimentare un percorso di pace nel cuore del nazionalismo.
Mi sono chiesto quale immagine avrebbe potuto rappresentare in maniera efficace la situazione e mi è venuta in mente “la terra del non luogo”, quella che puoi trovare lungo le strade di Bosnia ma anche altrove, magari vicino a casa tua, magari dentro di te.
Questa “terra del non luogo”, così lontana e così vicina, l’abbiamo incontrata a Prijedor, nel cuore del nazionalismo serbo e nella tragica realtà della pulizia etnica.
Per rifiutare lo schema “amico – nemico” abbiamo scelto di stare in questa guerra dalla parte dell’uomo, di chi ha sofferto e continua a soffrire… Per cercare il dialogo con l’altro quando questo è il più diverso e lontano da te. Una scelta non facile, come non è stato facile stringere la mano di assassini, che sapevi coinvolti in prima persona nei processi di pulizia etnica. Ed è stato innanzitutto un mettere alla prova noi stessi, sempre pronti a volgere il capo, a non vedere la persona che c’è in chi, anche nella nostra vita quotidiana, disistimiamo.

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