base

home/conflict now

Cerca:

La cultura e l'indotto

Di Ugo Morelli / scritto il 08-08-2011

torna indietro

Indurre, si sa, viene dal latino in ducere, portare dentro. Così “indotto”, che viene da indurre, riguarda quello che qualcuno riesce a portare dentro una situazione. Qual è però la cosa che conta? Perché uno possa portare qualcosa dentro una situazione dipende certamente dalla proposta che fa, ma altrettanto dalla capacità che quel contesto, quella situazione, mostrano nel valorizzare la proposta. A proposito del Mart a Rovereto, perciò, quando il neo presidente dell’Unione roveretana, Marco Fontanari, dice che “la cultura deve generare indotto” (Corriere del Trentino del 31 luglio), sostiene una cosa importante. Ma la domanda è: come mai il Mart, che ha lavorato in modo esemplare e universalmente riconosciuto in questi anni, secondo Fontanari e quelli che continuano a ripetere questo ritornello, non avrebbe generato indotto? Primo, sulla base delle ricerche fatte questo non appare vero. Secondo, basta andare a Rovereto una volta, soprattutto nei giorni di massima affluenza alle mostre del Mart, per rendersi conto della capacità propositiva, professionale e imprenditoriale di chi dovrebbe esprimere professionalità adeguata al pubblico del Mart. Semplicemente, spesso, è un problema trovare qualche posto aperto, a parte poche eccezioni. Allora chiediamoci: è stata capace l’imprenditoria roveretana di innovarsi strategicamente e professionalmente, per valorizzare la presenza del Mart? O non c’è forse un equivoco alla base? L’equivoco pare presente nella stessa intervista rilasciata da Fontanari. Quando egli insiste per ben due volte sul fatto che “basta Università”, dichiara di fatto il proprio orientamento, purtroppo non solo suo, su cosa pensa della cultura: un accessorio che deve servire alla tecnica, al commercio e all’economia. E’ così che si stermina il futuro. La cultura riguarda la capacità di un luogo di pensarsi e di attrarre, di guardare al futuro con uno sguardo ampio e di saper pensare il fare. Di solo “fare” si muore e ci si acceca. L’esperimento di Fies a Drò, partito da un’iniziativa locale, risponde oggi a quelli che dovrebbero essere i parametri di un’iniziativa culturale di qualità, come quella che il Mart del resto sta esprimendo. La cultura, nei casi di eccellenza, la sua parte la fa. Una capacità di attrazione e di presenza internazionale; una disposizione ad allevare nuove capacità creative; una elevata qualità dei contenuti. Se ci sono queste condizioni, chi fa cultura ha fatto quasi tutto quello che può fare. È il mondo intorno che deve mostrare capacità di iniziativa; spirito imprenditoriale che non si riduca a richiedere riduzioni di imposte; quel mondo deve soprattutto mostrare una visione aperta all’innovazione e riconoscere che la cultura è il futuro per una terra di poco più di cinquecentomila abitanti che voglia essere protagonista nel mondo globalizzato.

http://www.ugomorelli.eu