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I conflitti della memoria e i rischi dell'indifferenza

di Ugo Morelli / scritto il 04-02-2008

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Avevamo espresso qualche considerazione in occasione del giorno della memoria, richiamando l’esigenza di rispettare l’equilibrio tra parole e silenzio, proprio per sottolineare la necessaria attenzione a far vivere ogni giorno , nella responsabilità individuale e collettiva, l’impegno a divenire umani. L’impegno cioè ad elaborare possibilmente in maniera non distruttiva il male che c’è in noi e nelle nostre relazioni con gli altri. L’indifferenza con cui, alle iniziative di pochi giorni fa per la giornata della memoria non segue oggi una presa di posizione, anche a livello locale, per denunciare il boicottaggio proposto contro gli scrittori israeliani alla Fiera del libro di Torino, è una prova che quel richiamo all’attenzione era ben riposto e necessario. La richiesta di boicottaggio viene da un gruppo di sedicenti intellettuali scrittori italiani, fiancheggiati da alcune forze politiche presenti nel Parlamento italiano e dall’Unione degli Scrittori Arabi. È bene ricordare che il boicottaggio contro Israele come paese ospite a Torino riguarda, naturalmente, gli scrittori israeliani e tra essi alcuni dei più grandi scrittori del nostro tempo, autentici poeti del dialogo, impegnati per non ridurre agli opposti estremismi la situazione tra israeliani e palestinesi, fino a rischiare la propria vita. Anche a livello locale quegli scrittori sono ben noti e letti e solo qualche mese fa uno di loro, David Grossman, ha tenuto una magistrale relazione a Rovereto. Un altro scrittore israeliano, Amos Oz, è autore oltre che di romanzi di straordinario valore letterario, etico e politico, di un profondo pamphlet contro il fanatismo, riconosciuto come uno dei più importanti contributi al dialogo, nei conflitti di tutto il mondo. L’isolamento di una tale ricchezza di pensiero e di poetica del presente, non solo toglierebbe a tutti la possibilità di fruire di un confronto e di un dialogo decisivi, oggi, ma irrigidirebbe le posizioni estremiste e peggiorerebbe la situazione nella striscia di Gaza, togliendo voce a chi sostiene posizioni di confronto e di dialogo per evitare la reciproca distruzione. Come mai non si comprende tutto questo e si sceglie a proposito di Israele e del suo popolo un accanimento che non si ritrova per la Cina e il Tibet a proposito delle Olimpiadi, per gli Stati Uniti e l’Iraq, per la Russia e la Cecenia? Dice in proposito Moni Ovadia che una certa sinistra italiana non impara a fare i conti con la complessità del presente. Certo è una delle spiegazioni. Ma mai come ora sembra necessario chiedersi come si traducono in azioni responsabili, qui da noi e in ogni luogo dove la libertà e il dialogo stanno a cuore, le buone intenzioni che si esprimono nei giorni comandati e nei rituali e le ricorrenze a cui è facile e gratuito aderire. Non bastano le celebrazioni. Ci vogliono segnali attendibili e, per essere tali, quei segnali devono essere chiari e costosi in termini di impegno e responsabilità.

(Ugo Morelli)