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1984 di George Orwell: due minuti d'odio.

di Ivo Povinelli / scritto il 26-07-2006

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Ho visto la finale dei mondiali in un palazzotto dello sport ed ho capito che aria tira nei momenti di guerra. Le urla e le braccia di migliaia di persone si alzano tutte insieme, l’onda è lunga e come un forte spostamento d’aria ti travolge. Il ritmo è unico, la massa è pronta per l’attacco. Di colpo arrivano “la testata” e l’espulsione di Zidane: l’apoteosi!
Che centra tutto questo con il libro di Orwell? Ve ne consiglio la lettura estiva per vedere che fine ha fatto la profezia della letteratura utopista. Vi dico solo che nel libro si parla dei “due minuti d’odio”, un breve spazio di tempo in cui ai dipendenti del Ministero della Verità viene fatto vedere un filmato. Alla fine della proiezione le persone sono talmente arrabbiate da scagliare sedie e libri contro lo schermo, tutta l’aggressività soppressa nel grigiore di un regime totalitario trova sfogo in un programmato evento catartico. Come a dire che per un buon regime ci vogliono anche degli spazi per questa cosa così umana: l’aggressività.
Beh, allo stadio credo di aver visto lo stesso, credo di aver visto i polsi tremare contro il nemico, ho visto insulti rivolti allo schermo e mentre tutti avevano l’occhio puntato a quello cercavo di fotografare con la mente gli occhi insanguinati dei tifosi. Era appena passato un nemico da annientare, qualcuno di cui desideravamo la fine, la nostra energia distruttrice è uscita tutta lì e alla fine ci sentivamo leggeri, rilassati e spossati. Adesso ho capito a che cosa servivano i giochi per i romani e perché è tanto difficile per gli spagnoli rinunciare alla corrida.
Buona lettura e buone vacanze!

(Ivo Povinelli)