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Autonomia e cultura

di Ugo Morelli / scritto il 07-03-2011

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Se c’è un progetto da mettere al centro per il futuro delle società che hanno scelto l’autonomia come forma di governo, quello è l’investimento in cultura. Un errore da evitare, allo stesso tempo, è consegnarsi al dualismo tra la cosiddetta cultura tecnico-scientifica e la cosiddetta cultura umanistica. È proprio il falso contrasto tra queste presunte due culture il cuore di una delle crisi più profonde del nostro tempo. Una crisi strisciante e pervasiva. E non ci riferiamo alla crisi finanziaria che attanaglia il mondo da circa tre anni, bensì alla crisi dell’educazione e dell’istruzione. Si tratta di una crisi di cui si avverte poco la profondità e l’importanza. Una crisi che trova le sue radici nella predominante attenzione alle logiche contabili a breve termine che causano tagli distruttivi all’educazione e alla cultura. Le riforme e l’innovazione necessarie non sono oggetto di ricerca e impegno e intanto si utilizza la legge del taglione. Soprattutto si continua a insistere sull’importanza delle abilità tecniche e sulle conoscenze e capacità pratico-scientifiche, dimenticando che queste non hanno un valore in sé. Per generare efficienza, efficacia e innovazione dipendono decisamente dalla flessibilità delle intelligenze, dalla ricchezza dei linguaggi, dall’apertura culturale e dalla creatività. Come sostiene con chiarezza e rigore Martha Nussbaum in un libro che tutti dovrebbero leggere, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, appena uscito da il Mulino, non si tratta di sostenere la superiorità della cultura classica su quella tecnico-scientifica e viceversa. Si tratta di riconoscere che una senza l’altra non funziona, perché si produce un impoverimento delle capacità di pensiero e di immaginazione che ci rendono umani. Ciò che rende efficace l’apparato tecnico- scientifico è la capacità di pensare criticamente, unitamente all’orientamento a trascendere i localismi e a rappresentarsi l’altro e la complessità del mondo. Il problema principale che abbiamo oggi riguarda l’accesso. L’accesso alla conoscenza e alle opportunità disponibili; l’accesso alle condizioni per scegliere, in ogni campo; l’accesso alle informazioni e alle situazioni che contano per ogni persona e per ogni contesto. A farci difetto sono i codici per accedere, e quei codici derivano dall’educazione alla libertà di pensiero e di parola. In molti casi quello che blocca l’innovazione necessaria, i cambiamenti richiesti dal tempo in cui viviamo, sia a livello individuale che collettivo, è la carenza della forza dell’immaginazione che, sola, può rendere capaci di utilizzare in modo appropriato l’apparato tecnico-scientifico. Se vogliamo una cultura dell’innovazione in un’autonomia protagonista del proprio destino, è opportuno uscire dal dualismo tra tecnica e umanesimo e intraprendere la via di uno sviluppo autenticamente umano.

http://www.ugomorelli.eu