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Trasgressione, liberta' e democrazia / Pussy Riot e Canvas (Center for Applied Non-Violent Action and Strategies)

di Ugo Morelli / scritto il 28-08-2012

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“La democrazia è uno sport
che non prevede spettatori”
[Colin Firth, The People Speak]

Accadono cose importanti e i tempi sono interessanti, come ha sostenuto Eric Hobsbawm nella sua autobiografia. Il mondo sta reagendo all’ennesima azione violenta e dispotica di Putin. I movimenti di liberazione si danno nuovi linguaggi in molte parti del mondo. La sentenza del giudice del tribunale di Mosca richiama in modo impressionante altre sentenze: quella con cui venne condannato ai lavori forzati a Voronez Osip Mandel’stam o quella con cui venne condannato all’esilio Iosif Brodskij. L’arte, la poesia, la musica, ancora una volta mostrano il loro potenziale trasgressivo e dirompente verso l’oppressione dei poteri che limitano o tendono ad annullare la libertà.

“In chiesa sono risuonate solo offese alla Chiesa ortodossa. Hanno suonato una canzone blasfema, insultante, commettendo una grave violazione dell’ordine pubblico e mostrando mancanza di rispetto per la società”. Queste le parole che il giudice del tribunale di Mosca Marina Syrova ha pronunciato emanando la sua sentenza di condanna. Due anni di carcere per la band punk russa Pussy Riot, divenuta il simbolo del dissenso contro il presidente russo Vladimir Putin. Il tam tam negli ultimi giorni si era fatto assordante, tanto da trasformare il verdetto in un giudizio complessivo sullo stato attuale della società russa.

La vicenda di Nadejda Tolokonnikova, Ekaterina Samutseviche Maria Alekina, le componenti della band, si può riassumere in pochi passaggi: inizia con il fermo avvenuto a Mosca dopo aver “messo in scena” all’interno della cattedrale di Cristo Salvatore uno spettacolo contro il ritorno di Vladimir Putin alla presidenza della Russia. In quell’occasione le artiste invocarono l’intercessione della Madonna per cacciare il presidente dal potere: cosa che, secondo la sentenza, le rende responsabili di “teppismo a sfondo religioso”. Anche Brodskij fu condannato per qualcosa di simile. “Qualunque sia il verdetto, noi e voi stiamo vincendo – aveva scritto Nadia Tolokonnikova, il volto più noto del gruppo, rivolta ai tantissimi sostenitori – perché abbiamo imparato ad essere arrabbiati e a dirlo politicamente. La nostra detenzione è un chiaro e distinto segnale che si sta privando della libertà l’intero Paese”.
La procura di Mosca aveva chiesto una condanna a tre anni: le Pussy Riot resteranno in carcere per un anno e mezzo, data che la pena di due anni verrà calcolata dal momento del loro arresto, agli inizi di marzo. Ma di certo si continuerà a sentir parlare molto della vicenda: si moltiplicano in tutto il mondo i movimenti di sostegno, ed il gruppo femminista ucraino Femen ha già inscenato nel centro di Kiev una manifestazione in sostegno del gruppo punk russo, abbattendo con una motosega una croce monumentale…

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