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Israele e l'inno nazionale

Quando l'etnos coincide col territorio. Di Stefano Pollini / scritto il 01-09-2005

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Il 17 agosto 2005 sul Corriere della Sera è stato pubblicato un articolo riguardante le proteste dei cittadini arabi residenti in Israele che vorrebbero modificare il testo dell’inno nazionale.
L’inno fu scritto nel 1896 e pensato esclusivamente per gli ebrei decisi a fuggire i pogrom e l’antisemitismo. In particolare le polemiche si riferiscono alla strofa che parla di “anima ebraica”: è comprensibile come il 16% di popolazione araba residente in Israele affermi di non riconoscersi in quel testo; un problema che vede coinvolti vari esponenti, dai giocatori della nazionale a politici affermati come Mohammad Masarwa, funzionario del ministero degli esteri, che si è rifiutato di cantare l’inno: “Questo inno non tiene conto del mio essere arabo in Galilea” ha spiegato.
Il dibattito riflette la crisi di identità di un paese che tenta di definire “l’israelianità” cercando di far convivere la minoranza araba, con i miti del sionismo ebraico. Israele è solo il paese degli ebrei?
Il caso dell’inno nazionale costruisce solo un esempio delle difficoltà profonde che si incontrano quando si tenta di far coincidere l’etnos, con il territorio. Come afferma Appadurai: “sono i popoli nazionali il tallone d’Achille delle democrazie”.
Quando l’etnos coincide con la nazione siamo nella prospettiva “sangue e suolo”, una prospettiva micidiale, accecante, ma soprattutto assolutamente impraticabile e che fa acqua da tutte le parti.

(Stefano Pollini)