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Invidia, negazione del conflitto e crisi della democrazia

di Ugo Morelli / scritto il 10-02-2009

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L’invidia nei confronti della destra è la principale ragione della sconfitta sistematica della sinistra in Italia. L’invidia si sa è un regolatore dei rapporti sociali. Da essa può scaturire una posizione di ricerca della propria via al fine di fare meglio degli altri. O può scaturire una propensione alla imitazione dell’altro, alla rancorosa rincorsa del suo stesso modo di fare, senza mai riuscire a vedere le ragioni del suo successo. Invidiare è non vedere. Si innesca in tal modo un gioco dispersivo e autodistruttivo, basato sui tentativi di essere diversi e allo stesso tempo sull’imitazione del comportamento altrui. In tal modo non si riesce ad essere se stessi, né a differenziarsi e si finisce per essere la brutta copia dell’altro invidiato. Se si pensa ai beni culturali, alle politiche del lavoro, all’economia, all’università, alla sicurezza, alla giustizia, la sinistra o quel che ne rimane, in Italia ha di fatto adottato orientamenti e scelte berlusconiste; ha fatto proprie le forme e le prospettive del populismo berlusconista, continuando a pretendere di essere “diversa”. La diversità non appare però nei fatti ma solo nel moralismo con cui si continuano ad accompagnare le pallide idee e proposte. Nel vuoto di socialità e di democrazia gli italiani continuano a preferire l’originale alla fotocopia, gli invidiati agli invidiosi. Un conflitto autentico in grado di parlare un linguaggio diverso e all’altezza dei tempi non si vede apparire.

(Ugo Morelli)