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Educazione e liberta'

di Ugo Morelli / scritto il 26-04-2011

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Il codice civile fascista imponeva le scelte dello Stato nell’educazione dei figli. Un impegno dell’assemblea costituente fu superare quell’aberrazione verso la libertà dell’educazione e dell’insegnamento. Ogni modo di intendere l’esercizio del potere contrario alla democrazia e alla libertà, anche se utilizza parole come la libertà per definirsi, si basa principalmente sul controllo e la manipolazione dei simboli. Quel modo teme particolarmente la cultura come fonte di pensiero libero e utilizza tutti i mezzi per decidere quali debbano essere i simboli e le idee cui le persone fanno riferimento, le informazioni che le raggiungono e i contenuti dell’educazione che viene impartita ai bambini e ai ragazzi. Il problema dell’utilizzo dei simboli, dell’informazione e dell’educazione per scopi di controllo e manipolazione si è moltiplicato in modo esponenziale e imprevedibile con la rivoluzione informativa contemporanea. Si pone oggi una grande esigenza di ridefinire le regole e i processi per sostenere il pluralismo e la varietà delle fonti e dei contenuti dell’informazione, della conoscenza e dell’educazione. Mentre si deve agire a livello di responsabilità civile da parte di ognuno e di chi governa per favorire e sostenere l’aumento delle possibilità di ampliare e differenziare le conoscenze e i processi educativi, i sistemi educativi sono oggi impegnati ad affrontare una crisi particolarmente profonda derivante dalle trasformazioni dei contenuti e dei metodi per l’educazione e lo sviluppo della conoscenza e del sapere. Imparare significa modificarsi e cambiare il mondo che ci circonda. Oggi, alla luce delle scoperte scientifiche dell’ultimo quarto di secolo circa, noi vediamo cambiare sotto i nostri occhi il significato stesso di essere umani. In particolare siamo in grado di verificare il superamento dei dualismi mente – corpo; mente – mondo; natura – cultura. L’individuazione e il riconoscimento di sé avvengono nelle relazioni e la nostra mente è incarnata (embodied), relazionale (embedded), estesa al mondo (extended). Ogni conoscenza modifica la nostra corteccia cerebrale. L’ambiente in cui viviamo non è lo scenario esterno dato e fisso in cui noi agiamo imperturbati, ma è l’esito costante di un processo di enactment (di attivazione ed emanazione della nostra presenza e della nostra relazione con quell’ambiente). Di quell’ambiente noi siamo quindi parte e non siamo sopra le parti che lo compongono, come i miti e le narrazioni con cui siamo giunti fino a qui hanno presunto. La vivibilità oggi deve essere costruita da noi stessi con la natura e non contro di essa, come nella tradizione; né sopra di essa. Si tratta di un cambiamento particolarmente difficile a cui l’educazione può dare un contributo decisivo, a patto che si disponga in primo luogo a innovare e cambiare se stessa, i propri metodi e i propri contenuti. Ciò è possibile, in particolare a partire da una ridefinizione della teoria della mente che apprende. È possibile, cioè, oggi, disporre delle basi scientifiche per ri-figurare l’azione educativa: da un’azione educativa basata sull’insegnamento ad un’azione educativa basata sull’apprendimento. È la neuroplasticità relazionale il fattore principale del cambiamento di paradigma nel rapporto tra mente relazionale umana e apprendimento, unitamente al ruolo dell’arte e dell’estetica nell’esperienza umana. Sembra di particolare importanza che il nostro sistema educativo si concentri su queste esigenze epocali. Mentre genera sdegno e paura ascoltare le posizioni espresse dal Presidente del Consiglio italiano contro la scuola pubblica, volte a determinare per sua disposizione cosa gli insegnanti devono insegnare e cosa i bambini e i giovani devono apprendere. Quelle posizioni, oltre che incostituzionali, sarebbero la fonte di un altro grave ritardo per noi e i nostri figli.

http://www.ugomorelli.eu