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Valentina Colombo, BASTA! Musulmani contro l’estremismo islamico

Mondadori, 2007

Recensione di Mattia Baglieri.


copertinaValentina Colombo è un’islamista impegnata da anni nella ricerca sul liberalismo e sul moderatismo in Medio Oriente, insegna Lingua e letteratura araba all’Università della Tuscia ed è ricercatrice presso la Scuola di Alti Studi IMT di Lucca. Con questo volume Colombo si inserisce in maniera profondamente innovativa nella letteratura specifica. Colombo si domanda se le categorie politologiche eminentemente occidentali, quali i concetti di libertà e democrazia, siano state recepite nel mondo arabo, ovvero se esso sia caratterizzato soltanto da una visione ipso facto estremista ed integralista. Il moderatismo politico, le relazioni diplomatiche nel senso occidentale del termine, la costruzione del dialogo tra individui e popoli, l’eliminazione del conflitto e, in fine, la costruzione della pace, hanno un significato per l’area mediorientale? L’autrice ripropone in antologia cinquantadue saggi di quarantasei personalità intellettuali di spicco del mondo arabo moderato, ‘libere menti’ che intervengono in prima persona e tra mille difficoltà nel dibattito accademico, politico e sociale dell’area mediorientale, dimostrando e rimarcando il fatto che una politica non estremizzata, in Medio Oriente, è possibile ed auspicandone patentemente una messa in opera fattiva, oltre che ideale. Nella sua Introduzione di cinquantasette pagine, Colombo offre una accurata disamina sul moderatismo mediorientale dei giorni nostri e ne pone un fondamento storico definito alle origini stesse della società mediorientali. Un pensiero netto che la scrittura del Corano ed il diffondersi della religione musulmana non sono riusciti a scalfire, ma che, al contrario, può essere rinvenuto a posteriori di una ‘lettura altra’ delle scritture, diversa da quella imperante ed univoca che ci viene mostrata oggigiorno. Inoltre, Colombo presenta un paragrafo dedicato ai riferimenti telematici ed al materiale on-line sul moderatismo intellettuale mediorientale. Il libro si compone di cinque sezioni, oltre all’Introduzione già richiamata, nell’ultima delle quali sono riportati i documenti cardine degli intellettuali mediorientali moderati.
Colombo evidenzia come sia da ritenersi ancor’oggi valida una distanza fisica percepita tra le varie sponde del Mediterraneo, ma come tra le concezioni e le categorie politiche occidentali e mediorientali si possa rilevare un’affinità dimenticata. Su quest’attività è possibile, a suo parere vincere quel conflitto anche ideologico che ha caratterizzato il tanto declamato ‘scontro di civiltà’ degli ultimi anni Colombo tratteggia un mondo “più o meno vicino a noi fisicamente, ma vicinissimo a noi quanto a valori morali”. Per l’autrice è evidente che oggi si sia determinata una dicotomia nelle relazioni in primis a livello sociale tra il mondo occidentale e quello musulmano, ma, afferma: “non si tratta […] di uno scontro di civiltà, ma di una forte e diffusa paura dovuta a una profonda mancanza di conoscenza reciproca”. Colombo sottolinea come la soluzione proposta dall’intellighenzia araba moderata e liberale sia quella che pone al centro “l’uomo libero”, in una rinnovata prospettiva umanistica. Questo metodo dovrebbe sostituire l’islam proposto come ideologia egemone e totalitaria, quell’islam politico ancora impregnato di ideologia jihadista e radicale. Valentina Colombo ci propone anche una accurata ricerca storica sull’origine di un pensiero libero e non estremizzato in Medio Oriente, giungendo alla conclusione che sono sempre esistite menti libere nella storia dell’islam, a dispetto di un’interpretazione limitata e parziale delle fonti. Una sezione di vivo interesse è Libertà è donna, nella quale Colombo raccoglie nove contributi intellettuali che prendono parte nel dibattito sulla questione femminile in Medio Oriente, unanimemente considerata uno dei “nodi” delle società mediorientali. Souad Sbai, per esempio, è la presidente dell’Associazione donne marocchine in Italia e, nel suo articolo Estremismo islamico in Italia: viaggio tra le immigrate marocchine, riparte dall’antropologia e dalla psicologia del multiculturalismo. Per Sbai è fondamentale riconsiderare la tematica del viaggio, che accompagna non solo le famiglie di migranti, ma altresì la cultura dei paesi d’approdo. Il viaggio viene definito “elemento costitutivo dell’antropologia[1]”. Il viaggio per comprendere chi è l’altro, “il diverso da sé” con cui veniamo a contatto, serve anche per capire se stessi. Per Sbai la donna marocchina in Italia vive la sua identità di donna in una situazione di cambiamento e, talvolta, di quello “sradicamento” tipico della migrazione[2]. Eppure generalmente è proprio la donna all’interno della comunità degli immigrati ad avere un ruolo precipuo: essere un ponte nelle dinamiche di integrazione tra gruppi e culture. Perché è tradizionalmente la donna più aperta ad allacciare legami e a “mantenere le fila della vita affettiva del gruppo[3]”. Sbai denota come il regno del Marocco si sia riproposto un mutamento culturale verso la modernità moderata, come il re abbia incentivato la partecipazione femminile alla vita religiosa, con la creazione delle prime donne alla guida religiosa (murshidat), soprattutto per allontanare i fedeli dalle interpretazioni religiose più integraliste. Sbai conclude augurandosi che avvenga una mediazione culturale che scelga i “contenuti migliori delle differenti culture, ovvero quelli che favoriscono l’emancipazione e la liberazione delle donne[4]”.
Una lettura che consiglio, quella di questo contributo di una giovane studiosa italiana su un mondo così lontano ma così vicino al nostro. Soprattutto in questi giorni di scontro tra le culture, soprattutto nel nostro paese. In questo libro si dà la scoperta (mai scoperta abbastanza) che per dialogare, trovarsi, riconoscere l’altro da sé, eliminare il conflitto è necessario ripartire dal valore imprescindibile dell’essere umano e degli umani diritti. Come disse l’antropologo algerino Frantz Fanon nel suo libro I dannati della terra: è necessario ripartire ‘dal cuore che batte dell’uomo’.

[1] p. 193.
[2] v. p. 195.
[3] p. 198.
[4] p. 200.


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