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L’amore non esiste. A proposito del film di Fatih Akin, Ai confini del paradiso, 2007

Recensione di Antonio Castagna


copertinaAli, vedovo in pensione, incontra la prostituta Yeter, anche lei originaria della Turchia. Propone alla donna di vivere con lui in cambio di uno stipendio mensile. Il figlio di Ali, Nejat, giovane professore di tedesco, non è entusiasta della scelta del padre, ma finisce ben presto per affezionarsi a Yeter. La morte di Yeter, in seguito ad un alterco con Alì, allontana padre e figlio, emotivamente e fisicamente. Nejat torna a Istanbul per cercare la figlia di Yeter.
La figlia di Yeter, Ayten, è impegnata in un gruppo terroristico turco. Fugge in Germania per evitare una retata. Lì conosce e si innamora di una ragazza tedesca, Lotte, che vive con la madre. La mancata concessione del diritto d’asilo riporta Ayten in Turchia, dove verrà arrestata e condannata. Lì la seguirà la sua fidanzata che però verrà uccisa. A questo punto la madre di Lotte, Susanne, arriva a Istambul, dove conosce Nejat, che a Lotte aveva affittato una stanza del suo appartamento.
I destini dei protagonisti si avvicinano e si allontanano senza riuscire mai veramente a intrecciarsi. Quando sembra che le situazioni si possano stabilizzare succede sempre qualcosa che porta alla tragedia. Una volta è Alì, geloso del figlio, che picchia Yeter causandone la morte, un’altra volta Lotte, nel tentativo di aiutare Ayten, finisce per farsi ammazzare. Nel mezzo le incomprensioni tra la stessa Lotte e la madre Susanne che deciderà di aiutare Ayten solo dopo la morte della figlia.
Il film stravolge i luoghi comuni sui rapporti tra culture, tra oriente e occidente, perché pur svolgendosi tra Germania e Turchia, focalizza la propria attenzione su storie individuali, che non corrispondono allo stereotipo dell’altro. Nello stesso tempo, l’intreccio melodrammatico, mette in evidenza come per andare “dall’altra parte” (il titolo originale in effetti è Auf der anderen Seite) è necessario innanzitutto riconoscere quella parte di sé che sta oltre il territorio di sicurezze nel quale vorremmo abitare e attraversare un confine invisibile, ma molto più potente di qualsiasi confine politico e culturale. Amare significa andare oltre se stessi, ma per amare bisogna riuscire a scostare lo sguardo dalla propria ristretta area di confort, prima che sia troppo tardi. L’amore non è semplicemente un sentimento da coltivare intimamente, impone la presenza dell’altro, non sempre addomesticabile per come ci piacerebbe. L’amore, per esistere, richiede quindi una buona capacità di cercare insieme all’altro, mettendo in gioco la propria molteplicità.


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