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Roberto Rizzo, Salvare il mondo senza essere Superman

Einaudi

Recensione di Antonio Castagna


copertinaRoberto Rizzo è un giornalista scientifico che ha anche lavorato al CERN di Ginevra. Il suo interesse principale è quello delle fonti rinnovabili, è coordinatore editoriale, infatti, di due riviste dedicate una al solare fotovoltaico e una all’energia prodotta dal vento.
Il libro è un utile manuale scritto con piglio pragmatico sulle possibilità che hanno i singoli, di contribuire a diminuire l’uso di energia tratta da fonti fossili, modificando alcuni comportamenti. Rizzo non dice niente di nuovo, il libro non contiene alcuna tesi rivoluzionaria né si attarda a dimostrare che stiamo consumando troppo. Lo dà come un fatto assodato. Certo che sapere che se il consumo medio di energia, in tutto il mondo, si stabilizzasse al livello medio dei consumi italiani, occorrerebbero due pianeti Terra per sostenerci fa già di per sé una certa impressione.
Un merito del libro è che Rizzo analizza l’intero spettro dei consumi individuali, partendo dai trasporti, dove l’automobile la fa da padrona, passando per il riscaldamento e il raffreddamento delle case, per il consumo di energia elettrica, per il consumo di acqua, le vacanze, infine la spesa. Ogni capitolo presenta i consumi aggregati della popolazione italiana, i comportamenti individuali più energivori, trucchi e strumenti di facile attuazione individuale per ridurre i consumi.
Sull’automobile, per esempio, è importante sapere che assorbe l’83% di energia utilizzata dal sistema dei trasporti, ma anche che l’Italia è il paese con più automobili pro capite in Europa (60/100 abitanti), che percorriamo il 22% di chilometri in più rispetto al resto d’Europa. È importante però sapere anche che esistono valide alternative al possesso dell’automobile, come il car sharing, che permette con un’automobile di soddisfare l’esigenza di dieci, con considerevole risparmio di denaro per il singolo, di energia e spazio a livello collettivo.
Scopriamo anche che l’Italia è prima in Europa quanto a dispersione di calore nelle case per via di un isolamento insufficiente, che è anche la causa dell’eccessivo riscaldamento estivo delle case. Dato non da poco considerando che un terzo delle famigerate PM10 sono prodotte dagli impianti di riscaldamento. Scopriamo inoltre che in Germania nel 2004 sono stati installati cento volte più pannelli fotovoltaici, che in Italia e che, persino in Grecia, l’acqua calda, (gli scaldabagni, quando presenti, consumano il 40% dell’energia elettrica necessaria per servire una normale abitazione), è prodotta in gran parte da pannelli solari termici.
Scopriamo anche che in casa, le lampadine a risparmio energetico consumano un terzo delle normali lampadine fluorescenti e durano da 6000 a 12000 ore invece che le 1000 ore delle fluorescenti. Il testo si spinge fino al dettaglio delle cose che ognuno di noi può fare con un po’ di attenzione, per risparmiare energia e, spesso, anche denaro, visto che l’energia la paghiamo.
Si scoprono anche alcuni paradossi del nostro tempo, come la frutta importata che costa meno, ma spreca energia fossile per essere conservata e trasportata. Un chilo di fagiolina coltivata vicino casa consuma per essere coltivata, conservata, trasportata e venduta, 0,1 l. di petrolio, il doppio se proviene dalla Spagna, 48 volte di più se proviene dal Kenia. Il che vuol dire che anche consumando verdure possiamo contribuire non poco a produrre gas a effetto serra e polveri sottili.
Un altro dato noto da tempo ma su cui forse non abbiamo mai riflettuto: produrre un chilo di carne, equivalenti a 2140 kcal (circa) richiede 13000 kcal per il nutrimento degli animali oltre a un uso di energia per l’allevamento, il trasporto e la conservazione. Per produrre un hamburger, scrive Rizzo, occorre tanto petrolio quanto ne basterebbe a far muovere un’auto per trenta chilometri e acqua sufficiente a farsi 15 docce. Da qui il consiglio di limitare il consumo di carne.
L’importanza del testo è quella di rendere accessibile il dibattito scientifico sul consumo di energia fossile e di proporre strategie d’azione non fumose rivolte ai singoli e al loro senso di responsabilità. Il nostro sistema energivoro infatti vive grazie alla partecipazione e all’acquiescienza di tutti. Ognuno di noi ha costruito abitudini di vita e di consumo adeguati a un tempo in cui si riteneva che i consumi fossero estensibili all’infinito perché le risorse erano illimitate. Questo non è vero. Si tratta ora di prendere atto della novità e affrontare il problema a partire dalle convinzioni individuali, dagli atteggiamenti, dai comportamenti.
Il libro contiene anche un glossario per orientarsi tra parole difficili come eutrofizzazione, o alocarburi, e una guida per orientarsi tra i siti web che trattano degli argomenti presentati nel libro.
Dal punto di vista del conflitto, il testo non dice nulla, si limita a dare consigli di buon senso e di facile attuazione. È interessante però che metta in evidenza il livello di responsabilità individuale e che offra efficaci stimoli all’azione, non limitandosi a fornire dati che finirebbero per gettare chiunque di noi nella disperazione. Inoltre è un approccio che tiene conto della necessità di coniugare risparmio energetico e risparmio economico per i singoli, intervenendo cioè su uno degli aspetti conflittuali che più hanno ostacolato la diffusione di buone pratiche tra i consumatori.


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