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La conflittualità costitutiva del dialogo: il caso della colletta per la moschea di Trento

di Stefano Pollini

Verso la fine di marzo, i principali media nazionali – telegiornali, quotidiani, trasmissioni televisive di approfondimento, radio – hanno riportato la notizia di un colletta per la costruzione di una moschea a Trento.
L’iniziativa della colletta, promossa da un comunità di credenti guidata dal frate cappuccino Padre Giorgio Butterini, era stata criticata e bocciata dal vescovo di Trento e la notizia ha fatto un certo scalpore, sia per il fatto in sé - una colletta è decisamente un fatto controcorrente rispetto alla crescente diffidenza e paura verso i luoghi di preghiera islamica - sia per la reazione del vescovo di fronte ad un gesto di apertura e di dialogo. “I frati finanziano la moschea. No del vescovo”, titolava il Corriere della sera del 26 marzo 2008 e sulla stessa linea la “Repubblica” scriveva: “A Trento la guerra della moschea. L'iniziativa del parroco della Santissima Trinità bloccata dal vescovo”.
Per chi – come noi di Polemos – si occupa da anni dello studio del conflitto e delle sue possibili vie evolutive, questo fatto suscita parecchi interrogativi e riflessioni. Come mai, nonostante i continui proclami e inviti al dialogo, un gesto che apparentemente sembra aprire una nuova via di pace e di confronto, viene stigmatizzato e criticato? Quali sono le “buone ragioni” del vescovo e dei diversi sacerdoti che hanno espresso un parere negativo nei confronti della colletta?
Al di là delle coloriture giornalistiche e dei titoli ad effetto, il paper cerca di comprendere più in profondità un conflitto di scottante attualità..

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