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La banalità del banale e le possibilità dell’autonomia quando la potenza è priva di oggetto

di Antonio Castagna (Giugno 2007)

La politica sembra aver perso la sua specifica ragion d’essere. Al cittadino comune sfugge il senso di certe pratiche di potere che non sembrano motivate da altra ragione che la conquista del potere medesimo. Si fa fatica a riconoscere un progetto e una visione. Riccardo Iacona nella sua inchiesta andata in onda di recente su Rai 3, sulle elezioni comunali a Catanzaro, ci fornisce uno spaccato molto preciso di questo contesto. Ma non si tratta solo di un problema meridionale, come le polemiche sulle intercettazioni di questi giorni dimostrano. Sembra proprio che la profezia di Sciascia, che sosteneva che “la linea della palma” sarebbe salita verso il nord Italia, si sia avverata. Ma non è solo la politica ad avere perso la sua ragione di essere. Anche il lavoro, importante fattore di identificazione per le persone, sembra soffrire della stessa crisi. Sembra che un potere cieco e invisibile si sia imposto anche sulle relazioni di lavoro e sui comportamenti organizzativi che, non più mediati da un oggetto di lavoro riconoscibile e riconosciuto, assumono l’aspetto di movimenti meccanici e incapaci di esercitare la responsabilità, sia a livello individuale che collettivo.

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