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Il vantaggio dello svantaggio. Relazioni asimmetriche e opportunità di apprendimento in condizioni critiche

di Carla Weber (Ottobre 2004)

Le riflessioni che seguono mettono a fuoco questioni rilevanti riguardo all’handicap di interesse non solo speculativo, ma strettamente operativo. In particolare mi concentro sulla nozione di apprendimento in situazione di svantaggio per arrivare a a definire quello che provocatoriamente esprimo come il vantaggio dello svantaggio.
La mia è una critica alla “sintesi” come esito di un sapere che pratica l’esclusione della differenza riducendola alla norma, all’istituito, praticando il controllo e la custodia, attivando forme organizzative difensive a fronte dell’unicità, dell’imprevedibilità, della diversità e irriducibilità dell’umano. Da questa critica consegue un’ipotesi che è quella che cerco di verificare e praticare.
Consegnare il problema al farmaco, riducendolo al “biologico”, oppure all’istituzione di custodia totalizzante è altamente deresponsabilizzante e rassicurante nonché escludente e inefficace.
Si può apprendere da un margine di possibilità molto basso? Può un’istituzione divenire capace di apprendere dallo svantaggio?
Perché il riduzionismo è scientificamente fallace nell’analisi del deficit?
L’apprendimento, quando si ha a che fare con lo svantaggio, è una compensazione di scarti o un processo evolutivo?

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