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Le cornici come strumenti di costruzione dei significati.

di Antonio Castagna / scritto il 13-06-2006

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Il 14 maggio 2006, la Corte suprema israeliana, ha deciso di non annullare la legge sulla cittadinanza e sulle modalità d’entrata in Israele approvata nel 2002 ed emendata nel 2003. La legge impedisce le riunificazioni familiari tra cittadini israeliani e coniugi palestinesi. I cittadini israeliani che sposano dei palestinesi della Cisgiordania o di Gaza non potranno farli venire a vivere in Israele. La norma discrimina in particolare gli arabi con cittadinanza israeliana.
Ne parlano, in due commenti, che Internazionale del 2 giugno accosta su due pagine contigue, “Ha’aretz” e il “Jerusalem Post”. È interessante come i due giornali inquadrino la notizia. Scrive “Ha’aretz”: “Tutti i paesi pongono dei limiti all’immigrazione e in certi momenti stabiliscono su questo tema delle priorità in base alle proprie esigenze. Tutte le leggi sull’immigrazione rendono difficile ai coniugi stranieri ottenere la cittadinanza e cercano di scoraggiare i matrimoni fittizi. Ma nessuno stato occidentale discrimina una parte dei suoi cittadini approvando leggi che si applicano solo a loro e che servono a limitare solo la loro possibilità di scegliere il compagno con cui vivere nel proprio paese.”
Scrive invece il “Jerusalem Post”: “La corte suprema ha affermato il diritto di Israele di stabilire chi può entrare e vivere nel paese”. E commenta la posizione della minoranza che si è creata in seno alla corte suprema: “È strano che la minoranza dei giudici non abbia tenuto conto del fatto che Israele ha lo stesso diritto di difendersi come altri paesi meno a rischio, come per esempio la Danimarca. Essendosi reso conto che, se non sarà imposto un limite alle attuali tendenze migratorie, nel giro di una ventina di anni Copenaghen diventerà una città a maggioranza musulmana, il liberale stato scandinavo ha introdotto rigide limitazioni all’ingresso nel paese dei coniugi stranieri di cittadini danesi. E una legislazione altrettanto severa è stata adottata in altri paesi europei come i Paesi Bassi.”
È interessante notare come la stessa notizia, corredata dalle informazioni quasi identiche, inquadrata in due cornici di senso diverse: la discriminazione di una parte dei cittadini israeliani per “Ha’aretz”; il diritto alla difesa dell’identità per il “Jerusalem Post”, acquisti due significati opposti e apparentemente inconciliabili. Non è necessario infatti manipolare l’informazione, come spesso si crede, per convincere le persone, basta metterla nella “giusta” cornice, come ci insegna George Lakoff in Non pensare all’elefante, Fusi Orari. E per farlo bastano i titoli: Una scelta vergognosa per “Ha’aretz”, Difendere l’identità, per il “Jerusalem Post”. Imparare a leggere e a manipolare le cornici è importante per comprendere e per imparare a costruire nuove cornici capaci di tenere conto delle buone ragioni degli uni e degli altri.

(Antonio Castagna)