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Sviluppo sostenibile o decrescita? Questione di vocabolario.

di Antonio Castagna / scritto il 17-10-2005

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Il sito www.decrescita.it contiene tra i documenti, un articolo di Vincent Cheynet, dal titolo Lo sviluppo in questione nel quale l’autore si chiede “come criticare lo sviluppo?” L’articolo offre alcune semplici riflessioni che fanno capire perché parlare di sviluppo sostenibile in un contesto culturale nel quale sviluppo coincide con crescita è inutile e addirittura dannoso. Nicholas Georgescu-Roegen, il padre della bioeconomia, per esempio, aveva ammonito tutti, e già nel 1991, tre anni prima della sua morte, ci metteva in guardia: “Non c'è il minimo dubbio che lo sviluppo sostenibile sia uno dei concetti più perniciosi”. Lo sviluppo e la crescita si nutrono, secondo Cheynet, soprattutto delle cattive contestazioni. “Né lo sviluppo, né la crescita, nella loro dimensione economica, quella comunemente intesa, possono essere sostenibili, perché sono la causa del carattere insostenibile della nostra civiltà. «Non si risolve un problema con i modi di pensiero autogenerati» diceva Einstein e non potremo andare verso un mondo più ecologico proponendo come rimedio ciò che è all'origine della nostra malattia”. A mo’ di esemplificazione Cheynet seleziona una serie di affermazioni di importanti personalità del mondo economico, come la definizione di sviluppo sostenibile data nel 2001 da Michel de Fabiani, presidente di British Petroleum Francia: “Lo sviluppo sostenibile è prima di tutto produrre più energia, più petrolio, più gas, forse più carbone ed energia nucleare, e certamente più energie rinnovabili. Allo stesso tempo, bisogna assicurarsi che ciò non avvenga a scapito dell'ambiente.”
Il punto è che per poter criticare, come dice Cheynet, cioè, per innescare un conflitto e un cambiamento, occorre innanzitutto dotarsi di un vocabolario adeguato. Il che spiega l’esistenza di un movimento che si occupa della decrescita. “La decrescita si oppone a questo equivoco. Esiste per ricordare che dobbiamo smettere di deresponsabilizzarci sulla tecnoscienza. Che la problematica umana ed ecologica è soprattutto filosofica e politica. E quindi che le risposte saranno filosofiche e politiche. Ciò di cui abbiamo bisogno prioritariamente non è più scienza e tecnica, ma più condivisione e sobrietà”.

(Antonio Castagna)

Vai all'articolo su www.decrescita.it