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Dov'è finito il mare?

La coscienza collettiva di Aralsk vive il lutto di aver perso il mare, identità stessa della città. / scritto il 04-11-2004

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Dov’è finito il mare?
la coscienza collettiva di Aralsk vive il lutto di aver perso il mare, identità stessa della città.
L’associazione Aral Tenizi si batte per far rivivere il mare di Aral, incastrato tra il Kazakistan a nord e l’Uzbekistan a sud, un tempo il quarto lago interno del mondo (67 mila kmq), e rilanciare la pesca, che dava da vivere al 70% della popolazione di Aralsk che da porto di pescatori è diventato un villaggio di 32 mila persone in un paesaggio angosciante fatto di gru arrugginite ed edifici fatiscenti.
La causa? La politica dell’”oro bianco” come veniva definita ai tempi dell’Unione Sovietica.
Mosca ha deviato il Syr Daria e l’Amu Daria, i due fiumi che alimentavano il mare di Aral, per irrigare i campi di cotone della regione, e nel tempo la catastrofe ecologica si è mostrata in tutta la sua portata, perché non solo il mare sta morendo, ad oggi è ridotto a soli 26 mila kmq, ma si lascia alle spalle un letto di sale e sabbia avvelenata da decenni di uso di pesticidi che l’ambiente non sa smaltire e tanta polvere che spinta dai venti rende sterili le terre circostanti.
La ritirata del mare ha fatto sprofondare la popolazione nella miseria. Il reddito medio della regione di Kyzyl-Orda è di 36 euro al mese. La povertà e la disoccupazione spingono all’alcolismo.
Gli sforzi della Società danoise e dell’Aral Tenizi degli ultimi due anni hanno fatto rinascere la speranza: i ristoranti si sono moltiplicati, 600 pescatori si sono raggruppati in cooperative e vivono oggi con i prodotti del mare. Riforniscono la nuova fabbrica di Aralsk, acquistata dalla Aral Tenizi e alcuni ex operai hanno così trovato un nuovo lavoro. La Banca Mondiale sta finanziando un progetto per salvare il “piccolo mare” almeno sulla sponda nord.
Questa vicenda sottolinea l'importanza del conflitto, inteso come prassi dell'incontro, per non arrendersi, per non subire, per cercare una via d'uscita e trovarla nell'autoorganizzazione.
(Sabrina Taddei)



http://www.aralsea.net/en/project.htm