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Il rampante d'importazione

Potere, servizio e dirigismo. di Ugo Morelli, Il Corriere del Trentino, 25 gennaio 2005 / scritto il 28-01-2005

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Guardano la bocca di un re si penserebbe che non abbia mai succhiato al seno della madre, racconta Chinua Achee, grande scrittore nigeriano, nel suo ultimo libro pubblicato in italiano ("Il crollo"). Osservando il modo in cui si intende prevalentemente il potere oggi e le forme del suo esercizio, capita spesso di trovarsi di fronte ad un predominio dell'arroganza sul servizio, ad una prevalenza dell'autoritarismo sull'azione orientata ad aiutare l'altro o ad aiutarsi reciprocamente.
Di sicuro non mancano esperienze di potere come servizio. Anzi nella società civile, per così dire a livello orizzontale, la rete delle forme di solidarietà e di mutuo aiuto si espande e le iniziative in cui la reciprocità aumenta le possibilità individuali e sociali sono ampie e diffuse. E' nel rapporto verticale, tra chi comanda, dirige e governa e chi dipende dai primi, che le cose non sempre assumono un tono adatto.
Un certo dirigismo aleggia come via per l'esercizio del comando e per la gestione delle relazioni. Ogni fortezza, quando si propone come baluardo chiuso, è anche un segno di debolezza, ma inanto lascia segni dolorosi e indelebili. Spesso il suo tratto è l'indifferenza e, nella frenesia dei nostri tempi, tutto si giustifica in funzione del risultato. Tanto che spesso viene da chiedersi: risultato per chi?
A far difetto a questa tendenza sono, tra l'altro, un paio di questioni che vale la pena considerare. La prima riguarda l'efficicacia di un certo stile nell'esercizio del potere. Se il potere ha a che fare con la possibilità di ognuno e con la sua valorizzazione, se serve ad aumentare le capacità individuali e le possibilità collettive, esercitarlo in modo dirigista, senza ascolto e attenzione, dà solo l'impressione di una maggiore efficienza, ma genera ricadute problematiche molto prima che poi, lasciando (come si dice) "morti sul terreno".
La seconda questione riguarda l'estensione di un certo modo di esercitare il potere in ambienti e contesti che hanno una storia e una funzione sociale ed economica in cui l'attenzione alla relazione efficace è decisiva per i risultati. E' questo, tra l'altro, l'aspetto che più da vicino riguarda la nostra società locale, la sua storia e la qualità del suo modello di vita.
Se, come è dimostrato, la relazione attenta alle possibilità dell'altro è alla base dei buoni risultati nell'insegnamento e nella cura, non si capisce perchè anche in questi ambiti tendono ad affermarsi forme di esercizio del potere che non sempre sono vicino al servizio e all'uso dell'autorità come via per aumentare le possibilità degli altri e le proprie. Se la qualità della relazione e la fiducia in particolare sono alla base del modo di gestire aziende con una grande storia, come ad esempio le casse rurali, diviene importante chiedersi quali siano le ricadute indesiderate e spesso problematiche dell'imitazione o dell'importazione di stili "rampanti", che seminano disagio nelle relazioni interne e in quelle con i clienti e i soci.
Il linguaggio dei "politici", a sua volta, è spesso attraversato da toni che indicano uno stile londno da quello del servizio e, quel che più fa riflettere, è il fatto che ciò che sembra fare premio anche a livello di opinione pubblica. Non è male, forse, riflettere sulle ragioni della distanza che si è creata tra gli stili del governare e del dirigere e il servizio, considerando i guasti che ne conseguono e, magari, traendone indicazioni per una maggiore attenzione alle possibilità della fiducia e del dono nell'esercizio del potere.

(Ugo Morelli)

Fonte: Il Corriere del Trentino, 25 gennaio 2005