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Infanzia in guerra

Amnesty International - comunicato stampa del 19 novembre 2004 / scritto il 22-11-2004

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"Dai 13 anni in poi fummo date tutte come mogli. Non ci fu una cerimonia di matrimonio. Ma se ti rifiutavi venivi uccisa. Alcuni uomini picchiavano le loro mogli. Alcuni le uccidevano. Vidi una moglie uccisa dal marito."
(testimonianza di una ragazza di 15 anni, rapita dall’Esercito di resistenza del Signore, gruppo armato di opposizione dell’Uganda)

In occasione dell’anniversario dell’adozione della Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia (20 novembre 1989), Amnesty International lancia la campagna “Infanzia in guerra”.

I bambini sono vittime delle guerre in molti modi: direttamente, a seguito di azioni militari o atti terroristici, o per cause che sono conseguenza della guerra, come la mancanza di cibo, il collasso delle strutture sanitarie, le mine antipersona che rimangono sul terreno.
La guerra non mette in pericolo solo la vita dei bambini, ma anche la possibilità di crescere in un ambiente che permetta loro di maturare ed evolvere la propria personalità, protetti da violenza e sfruttamento. Impedisce la scolarizzazione che potrebbe assicurare loro un futuro più dignitoso. Li obbliga a subire, quando non a compiere loro stessi, atti di violenza come nel caso dei minorenni arruolati negli eserciti regolari o nei gruppi armati di opposizione.
La guerra, inoltre, può privare i ragazzi e le ragazze delle proprie radici sociali e culturali e dei legami affettivi, quindi del senso di identità e di appartenenza a una comunità. Li costringe a lasciare il proprio paese, facendoli vivere nell’incertezza come rifugiati. Fonti delle Nazioni Unite stimano che, nell’ultimo decennio, oltre 20 milioni di bambini siano stati forzati ad abbandonare le loro abitazioni a causa della guerra e a diventare profughi assieme alle loro famiglie o persino da soli. I bambini traumatizzati dalla violenza della guerra difficilmente saranno adulti capaci di costruire la pace.
Al centro della campagna di Amnesty International, i bambini costretti a combattere in Uganda e quelli “scomparsi” in El Salvador.
Sono circa 10.000 le bambine e i bambini rapiti e costretti a combattere nel conflitto in corso nell’Uganda del nord, tra l’Esercito di resistenza del Signore e le Forze di difesa ugandesi.
Secondo dati accertati dall’Onu, durante il conflitto armato di El Salvador, tra il 1980 e il 1991, furono 2.598 le bambine e i bambini sottratti alle loro famiglie e “scomparsi”; molti di loro furono dati in adozione all’interno del paese e all’estero, anche in Italia. Amnesty International chiede che le denunce delle famiglie dei minori “scomparsi” siano ascoltate dalle autorità; che venga istituita una Commissione parlamentare di indagine dotata di effettivi poteri, così come previsto nel progetto dell’associazione Pro-Busqueda, che da anni sostiene le famiglie nella ricerca dei bambini “scomparsi”; che a tutte le vittime siano garantiti supporto materiale e risarcimenti adeguati, in particolare ai giovani ritrovati e ai loro familiari che necessitano di un sostegno psicologico che deve esser fornito dalle autorità.

Fonte: Amnesty International, Comunicato Stampa 19 novembre 2004

(Sabrina Taddei)

http://www.amnesty.it/news