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La pausa necessaria

di Ugo Morelli / scritto il 23-10-2006

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Una fotografia, solo una fotografia. Da “Internazionale”, n.664 del 20/26 ottobre 2006, pagine 6-7. Il corpo senza vita di Ghazi Abu Dahroj ucciso negli scontri nella cosiddetta Striscia di Gaza. Un volto bellissimo di un giovane che sembra dormire, con un naso magnifico e un taglio maestoso dell’arcata sopraccigliare. Mani che con gesti accurati ne compongono il cadavere avvolto in un abito bianco e un copricapo dello stesso colore, su una barella rossa dalla struttura di alluminio. In primo piano una mano sta deponendo o prendendo un fucile automatico. Un gesto anche questo elegante e “normale”. Una pausa. Il tempo di occuparsi di un compagno morto prima di riprendere la guerra fratricida. Il contesto e la sua pressione generano normalità e naturalizzazione dell’esperienza. L’eccezionale diventa routinario e la pervasività dell’antagonismo con i rituali di sangue connessi precludono ogni spazio per il conflitto. Tutto ciò è non solo possibile ma reale. L’accesso al conflitto è una scelta e non è neppure una scelta facile. Un ostacolo alla depressione necessaria per il confronto può essere anche l’estetica calma che accompagna la rassegnazione rituale della morte: la sua fatale e riposante attrazione.

(Ugo Morelli)