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Vivere come una rapa

di Antonio Castagna / scritto il 28-02-2009

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Non vorrei essere brutale, ma pure una rapa è viva.
Qual è la vera differenza tra una rapa e un essere umano ridotto allo stadio vegetativo? Vegetativo è sinonimo di vegetale, cioè non c'è più parola, non c'è pensiero, non c'è la possibilità di un sorriso.
Se diventassi come una rapa non vorrei più vivere, non mi interessa la vita da ortaggio. Amo la vita da essere umano, che ascolta, ride, parla, prova dolore, ha idee (magari sbagliate).
Se i miei genitori, mio fratello e quello che ho di più caro diventassero rape, neanche loro vorrebbero vivere, ne sono sicuro, e soprattutto non credo che avrei niente da condividere con loro ridotti a rape, carote, cavoli. Sarebbero pezzi di carne che ogni giorno mi rinnoverebbero il dolore di pensare che un tempo erano stati carezze, affetto, parole, silenzi, incomprensioni e gioie. Non avrei e non avrebbero nemmeno il privilegio del saluto, saremmo costretti a vivere in un limbo di attesa anestetizzati dal tempo che passa.
Comprendo chi preferisce vivere attaccato a una macchina, e anche se la cosa mi addolora e mi sembra insensata, penso che visto che c'è la possibilità di farlo, bisognerebbe consentire a tutti di vivere come un tubero. Ma voglio che mi sia garantita la possibilità di morire, perché semplicemente, morire tocca prima o poi e preferisco che la fine della vita umana coincida con la morte e non con l'inizio di una vita vegetale.
La differenza sta, a mio avviso, non certo nella scelta di vita contro la scelta di morte, ma tra un'idea di vita che riconosce lo specifico dell'umanità nei sentimenti, nelle emozioni, nel pensiero e nella parola, e un'idea di vita umana che identifica lo specifico nella nuda carne.
Il conflitto però non è tra queste posizioni, irriducibili e antagoniste, ma sull'idea di chi sia il titolare della scelta, l'individuo nel pieno della sua autonomia o lo Stato (o la Chiesa).
Lo Stato deve garantirmi il diritto di vivere e deve impormi i doveri di cittadino, non può essere lo Stato, e tanto meno la chiesa, a dire come devo vivere e se stremato dalla vita ho diritto di morire. E su questo non capisco quale sia la difficoltà a riconoscersi d'accordo.
Per quanto mi riguarda, siccome il testamento biologico ancora non c'è, credo che si sia capito che la mia scelta è netta. Come una rapa non voglio vivere.

(Antonio Castagna)