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Intervista a L.G.P. membro del Comité régional de solidarité des femmes pour la paix en Casamance

Ugo Borga su Peace Reporter n. 36 del 14 gennaio 2005 / scritto il 17-01-2005

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Ugo Borga, su Peace Reporter n. 36 del 14 gennaio 2005, ha intervistato la signora L.G.P., membro del Comité régional de solidarité des femmes pour la paix en Casamance- (CRSFPC) dove negli ultimi venticinque anni si è combattuta una guerra civile per separare la regione della Casamance dal Senegal. Gli accordi di pace firmati dal governo e dal capo dei ribelli stanno lentamente normalizzando la situazione malgrado alcune sacche di resistenza ancora attive. Il comitato delle donne ha avuto un ruolo in questo processo. Le marce di protesta che vedevano la partecipazione di molte donne le hanno convinte di avere una grande forza. Capivano però che i metodi tradizionali di lottare contro la guerra: marce, danze preghiere, non bastano. Così nel 2004 hanno commissionato a una giovane sociologa una ricerca. Lo studio si intitola: “Caratterizzazione dei conflitti e meccanismi di risoluzione”. Dallo studio emerge che i meccanismi tradizionali utilizzati dai capivillaggi funzionavano per regolare le questioni interne, ma non erano applicabili al conflitto in corso, perché “le parti in causa non appartengono allo stesso villaggio, alla stessa cultura, religione, non hanno le stesse paure. […]. Per superare questa difficoltà abbiamo creato un comitato locale nel quale tutte le componenti della comunità sono rappresentate: vogliamo formare i membri che ne fanno parte ai moderni metodi di risoluzione dei conflitti, che si aggiungeranno a quelli tradizionali […]. Il nostro obiettivo è creare una solida base culturale per la gestione non violenta di qualsiasi situazione di crisi, a livello di famiglia,villaggio, etnia. […].
Noi non preghiamo per la pace: la rappresentiamo, la facciamo vedere. […] Abbiamo pensato al teatro come forma di rappresentazione immediata di gestione di un conflitto, abbiamo cioè creato, inventato delle piéces teatrali in cui viene rappresentata una situazione di crisi ed un nuovo modo di gestirla. […]. Questa sorta di teatro itinerante coinvolge tutto il villaggio: quando arriviamo gli uomini ci aiutano a preparare un minimo di scenografia, le donne i costumi, i bambini sono ovviamente i più coinvolti emotivamente: nella piéce stessa alcune parti sono riservate ad attori improvvisati, membri del villaggio in cui si svolge lo “spettacolo”. Crediamo che l’impatto sia molto intenso, e il messaggio abbia così la possibilità di essere meglio compreso, di giungere più in profondità”.
Il comitato è neutrale e promuove anche il reinserimento degli ex combattenti. Rispetto a coloro che ancora resistono e non vogliono deporre le armi L.G.P. dice che è in corso un braccio di ferro politico, ma è anche una questione di paura. “La Casamance ha vissuto 25 anni di guerra civile: atrocità sono state commesse da entrambi gli schieramenti; la memoria di ciò che è accaduto non può essere cancellata. Una guerra così lunga crea due generi di vittime: coloro che l’hanno subita e coloro che a causa di ciò che hanno fatto non la dimenticheranno mai. E che, forse, non si perdoneranno mai”.

(Antonio Castagna)

Fonte: www.peacereporter.net

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