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Studio ONU sulla violenza contro i bambini - Violenza nelle scuole e nelle altre strutture educative.

di Sabrina Taddei / scritto il 23-10-2006

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Vede la luce in contemporanea a New York e a Roma lo Studio dell'ONU sulla violenza contro i bambini, il primo rapporto onnicomprensivo sul fenomeno degli abusi contro i minori in famiglia, nella scuola, negli istituti e in qualsiasi altro contesto sociale.
Milioni di bambini passano più tempo a contatto con adulti nelle strutture scolastiche che in qualsiasi altro posto fuori dall'ambiente familiare.
Sebbene le scuole giochino un ruolo importante nel proteggere i bambini dalla violenza, per molti di loro la scuola rappresenta un luogo di abusi.
Le aggressioni perpetrate dagli insegnanti e dal personale scolastico includono la violenza fisica, tipologie di punizioni psicologicamente umilianti, violenze sessuali o discriminanti compreso il bullismo.
Picchiare o fustigare i bambini sono pratiche comuni nelle scuole di molti paesi. Sebbene le punizioni corporali nelle scuole siano state messe al bando in 102 Paesi, l'impegno a eliminarle non è stato ancora mantenuto in maniera uniforme.
Gli stessi bambini possono essere crudeli, causando dolore e sofferenza attraverso il bullismo, reiterando vessazioni che lasciano cicatrici profonde.
Il fenomeno del bullismo troppo spesso non viene preso seriamente dalle autorità scolastiche e i bambini sono riluttanti a denunciarlo e viene spesso associato alla discriminazione contro gli studenti provenienti da famiglie povere, o da gruppi emarginati o con particolari caratteristiche personali, inclusi i bambini disabili.
La violenza sessuale e di genere è spesso diretta contro le ragazze ad opera di insegnanti e compagni di classe maschi ma è anche indirizzata contro lesbiche, omosessuali, bisessuali e trans-gender.
Le raccomandazioni dell’Onu a fronte dei risultati di questo ampio studio sociale sono dirette a promulgare leggi che proibiscano le punizioni corporali nelle scuole e nelle strutture educative e mettere in atto meccanismi in grado di raggiungere tale risultato; creare canali accessibili e adeguatamente pubblicizzati che consentano ai bambini e alle loro famiglie di denunciare le violenze sui bambini in maniera sicura e anonima, assicurare che nelle scuole vengano impiegate strategie e metodi didattici non violenti e che siano adottati provvedimenti disciplinari che non siano basati sulla paura, sulle minacce, sull'umiliazione o la forza fisica; creare programmi che riguardino l'intero ambiente scolastico, incluse questioni come la gestione non violenta dei conflitti e le politiche anti-bullismo.
A mio avviso le figure che possono davvero fare la differenza per tentare di arginare e modificare questa drammatica situazione sono proprio gli insegnanti, e quindi l’enorme lavoro di sostegno, emancipazione, ascolto e condivisione è da rivolgere a loro, è da sviluppare con loro, che sono i riferimenti dei bambini, diventano “l’altra famiglia” per i piccoli uomini e donne del futuro.

(Sabrina Taddei)