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Abolire il carcere?

La detenzione serve veramente a combattere la criminalità o è solo una forma di vendetta? La punizione dei colpevoli ripaga le vittime? Cosa vuol dire fare giustizia? L’innovativo esempio finlandese. / scritto il 15-10-2004

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La detenzione serve veramente a combattere la criminalità o è solo una forma di vendetta? La punizione dei colpevoli ripaga le vittime? Cosa vuol dire fare giustizia?
Sono alcune delle domande che si pone Jim Holt in articolo pubblicato da Internazionale il 24 settembre.
Holt cita il caso finlandese dove si è deciso di riformare la politica carceraria in base a principi più umani: i detenuti sono chiamati “clienti”, vivono in locali simili ai dormitori universitari, chiamano per nome i secondini e godono di generose licenze da trascorrere a casa. Eppure il tasso di criminalità, invece di subire un’impennata, è rimasto basso.
Una politica opposta a quella degli USA che per fronteggiare l’aumento di criminalità degli anni ’60-‘70, hanno inasprito pene e norme. Ma è proprio vero che la prospettiva di una pena più severa è un deterrente? E perché il tasso di recidiva- cioè la percentuale di reclusi che quando torna in libertà commette nuovi reati – è aumentato?
Il trattamento che gli Stati Uniti riservano ai detenuti – conclude Holt – appare sempre meno un male necessario e sempre più una strana istituzione.
(Stefano Pollini)

Fonte: Oltre le sbarre, “Internazionale”, 24 settembre 2004.

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