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Confidiamo nell'aiuto della Madonnuzza

di Antonio Castagna / scritto il 29-09-2009

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La sera del 26 agosto a Cinisi, il paese che ospita l'aeroporto di Palermo di Punta Raisi, Giovanni Impastato, fratello di Peppino ucciso nel 1978, ha presentato il libro intervista Resistere a Mafiopoli, edito da Nuovi Equilibri. L'incontro si è svolto all'aperto, nello spiazzo davanti alla pizzeria che Giovanni gestisce da molti anni. Con lui sul palco c'erano l'abbronzatissimo capo della procura nazionale antimafia Piero Grasso, il pallidissimo Roberto Saviano e Francesco La Licata, capo della redazione romana de “La Stampa” e grande esperto di questioni mafiose. All'incontro erano presenti almeno cinquecento persone che riempivano il piazzale, normalmente utilizzato come parcheggio. La Licata aveva il compito di sollecitare gli interventi e di favorire l'alternarsi delle voci. Giovanni Impastato da parte sua, con la solita umiltà e tenerezza, raccontava di come sia difficile elaborare il lutto e i sensi di colpa dopo la morte del fratello. Lui e la madre Felicia hanno preso le distanze dalla famiglia mafiosa di cui erano parte e dedicato tutta la vita alla ricerca della verità sulla morte di Peppino. Ora che la verità processuale è stata stabilita e Felicia è morta (il 7 dicembre del 2004) Giovanni può permettersi di ripensare alle domande che lo hanno accompagnato per tutta la vita. Domande del tipo “se io fossi stato più coraggioso e avessi dimostrato ai miei parenti mafiosi che ero dalla parte di Peppino, forse Peppino non sarebbe morto”. Domande senza risposta ma che hanno segnato una vita.
Rievocazioni e riflessioni si sulla mafia si sono alternate in un clima di grande attenzione ma anche con una certa dose di leggerezza e di ironia. Un momento di tensione si è avuto quando è saltata la luce e il palco e la platea sono rimaste al buio. Le guardie del corpo di Saviano si sono agitate e mosse, pronte a trascinarlo via. Ho provato a immaginare la vita di Saviano, un trentenne, poco più, che dorme in caserma, non può andare al mare, né può avere relazioni amicali e immagino neanche amorose, che ha gli occhi di tutti i media puntati addosso, che non può permettersi di dire sciocchezze, che non può più fare il suo lavoro come dovrebbe, andando in giro a curiosare e parlare con le persone. Gli interventi di Saviano erano seguiti, mi viene da dire, in religioso silenzio, si concludevano con applausi fragorosi, e dopo un po' ho cominciato a sentire fastidio per tanta attesa, che stride con il fatto che è solo un ragazzo che ha scritto un bel libro. Cosa si aspettano tutti, mi sono chiesto. Quando l'incontro è finito ho visto crearsi una fila di almeno cento persone sotto il palco. Le guardie del corpo si sono trasformate in vigili del traffico di corpi e sorrisi che cercavano Saviano. L'ho osservato baciare decine di donne, firmare cento autografi, sorridere in decine di fotografie nelle quali sconosciute (soprattutto) e sconosciuti lo abbracciavano come vecchi amici.
Mi sembrava come quando in Sicilia finisce una processione e la gente si ferma a baciare il santo. Si crea una ressa che assomiglia a un'orgia, ci sono bambini che volano di braccia in braccia per raggiungere prima il santo, donne e uomini accaldati e accalcati che sentono il dovere di rivolgere un ultimo gesto al santo a impetrarne protezione. Ecco cosa mi dava fastidio dell'eccessivo silenzio e dei fragorosi applausi. I presenti sembravamo devoti alla Madonnuzza Saviano, più che combattenti, resistenti o quello che si vuole. Saviano sembra incarnare la possibilità stessa della lotta. “Roberto non mollare”, ha urlato uno dalla platea al ragazzo che diceva di averne abbastanza di dormire in caserma e girare circondato da una scorta armata. Mentre Saviano resiste, denuncia, non molla, qual è la nostra parte, mi sono chiesto, e perché è così forte il bisogno di affidarsi alla Madonna? Perché centinaia di brave persone, sicuramente antimafiose (ho riconosciuto diversi militanti e amici tra i presenti), hanno bisogno di compiere un gesto identico a quello dell'ex Presidente della Regione Cuffaro che a ogni disastro più o meno naturale invocava l'aiuto della Madonna?

(Antonio Castagna)