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Clima ed educazione: l'anello mancante

di Ugo Morelli / scritto il 20-02-2008

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“Per ogni problema complesso esiste una soluzione semplice, ed è sbagliata!”, diceva a noi allievi a lezione Umberto Eco. Quando si cerca di affrontare uno dei problemi complessi del nostro tempo come quello del clima e della vivibilità dell’aria, si assiste spesso a proposte che sono centrate quasi esclusivamente sull’informazione e sulla norma. È evidente che quelle due vie sono importanti ma pur se necessarie non possono essere ritenute sufficienti. Sarebbe troppo facile. Ci sarà nei prossimi giorni a Trento (21-24 febbraio) un convegno promosso con il titolo Trentinoclima e a scorrere i temi affrontati e i contributi previsti si possono trovare questioni informative e normative accanto ad attività rivolte al mondo della scuola. Tre ambiti indiscutibilmente rilevanti in quanto la ricerca sulle norme per affrontare le questioni ambientali e, in particolare, quelle riguardati l’aria, l’acqua, l’energia e il paesaggio, è decisiva, ed è urgente che faccia passi in avanti per affrontare questioni emergenti e spesso inedite. Così come appare fondamentale un ruolo innovativo dell’informazione in questo campo. È sul ruolo dell’educazione che conviene spendere qualche considerazione in più. È questo l’anello mancante. Quando si parla di educazione ad essere tirata in ballo è quasi esclusivamente la scuola e ci si rivolge sempre alle nuove generazioni. Tutto ciò è decisivo. Ma i comportamenti effettivi e le mentalità degli adulti sono per molti aspetti il nodo principale del cambiamento di comportamenti rispetto al clima e all’utilizzo delle risorse. Le mentalità e le “teorie implicite”, cioè le convinzioni delle persone, sono profondamente legate alle loro abitudini. Ognuno di noi mette a punto le proprie scelte e i propri comportamenti in base alle mentalità di cui fa parte e degli ambienti in cui vive. Quelle mentalità generano comportamenti sostenuti dalla forza dell’abitudine. Mettere in discussione qualcuno di quei comportamenti vuol dire fare un lavoro di elaborazione attento e difficile che richiede una conoscenza approfondita dei meccanismi che regolano e governano le dinamiche proprie della mente individuale e collettiva. Se non si affrontano le resistenze e le difese con cui ognuno di noi resiste a cambiare e persiste nelle proprie scelte perché sono rassicuranti e gratificanti, nessun cambiamento si verifica nei comportamenti. Quel processo è un processo educativo in senso proprio e richiede competenze psicologiche e cognitive, nonchè studio e ricerca sui modelli mentali prevalenti. Diversamente l’informazione e le norme da sole non riusciranno a dar conto dei problemi di cambiamento e si infrangeranno contro le convinzioni e le abitudini. Sarebbe bene perciò che si tenesse conto dei saperi e dei metodi che si occupano di come e quando la mente e i comportamenti cambiano, nonché dei conflitti da elaborare per cercare di cambiare.

(Ugo Morellli)