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Le proprie ragioni e le ragioni dell’altro insieme.

di Antonio Castagna. / scritto il 13-06-2006

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Amira Hass, ebrea, israeliana, giornalista di “Ha’aretz”, vive da anni a Ramallah, in territorio palestinese, da dove tiene un diario per il suo giornale. Internazionale del 9 giugno 2006, come ogni settimana, ha pubblicato uno dei suoi interventi, nel quale la giornalista scrive di aver ricevuto una mail, spedita a un lungo elenco di persone intitolata “Traduzione dalla tv palestinese, maggio 2006”. La mail contiene un testo, dal tono urgente: “Non è un caso isolato; sono cose insegnate abitualmente nelle moschee. Guardalo, per favore, e agisci di conseguenza”. In allegato si trova il video, in arabo, sottotitolato in inglese, di un sermone pronunciato da un imam locale e trasmesso dalla tv palestinese. Ecco alcune delle frasi pronunciate dall’imam: “Il profeta Maometto ha messo in guardia dagli ebrei, che hanno ucciso i loro profeti e disubbidito alla Torah”; “Lo Stato di Israele è come un cancro nel corpo della nazione islamica”; “Gli ebrei hanno provocato l’attacco della Germania nazista contro il mondo”; “Attraverso il movimento sionista, gli ebrei hanno spinto il mondo a combattere la Germania”; “I crimini che furono commessi contro gli ebrei sono peggiori di ogni altro crimine compiuto contro gli uomini, ma non peggiori di ciò che gli ebrei stanno facendo in Palestina”; “Tutte le grandi potenze: Francia, Inghilterra, Russia, sono crollate. Lo stesso succederà all’America. È la volontà di Allah. E noi governeremo il mondo. Ma gli ebrei non vivranno stabilmente tra di noi, Tutto si riposerà senza di loro, perfino le pietre e gli alberi”.
Amira Hass a sua volta ha inviato il messaggio a un suo amico a Gaza, che le ha confermato l’autenticità del video che però risale al 2005. Le ha scritto anche che l’imam era stato cacciato via dalla tv palestinese dopo quel discorso.
La verifica fatta con l’amico palestinese può un po’ rassicurare, anche se suscita preoccupazione che in Palestina qualcuno predichi “simili assurdità”, ma decontestualizzare questi sermoni dalla realtà dell’occupazione, continua la Hass, è “ugualmente una strumentalizzazione che serve a perpetuare lo status quo”. A sostegno di questa affermazione racconta di un detto ebraico che recita “e i migliori dei goyim (non ebrei) tu ucciderai” che veniva usato dai nazisti per indicare la natura sanguinaria e aggressiva degli ebrei. La Hass nello stesso articolo ricorda anche che suo padre, di origine rumena, una volta osservò che “quando in passato gli ebrei perseguitati recitavano questa frase, serviva da consolazione nei tempi peggiori, era un modo per nascondere la paura, superare l’umiliazione, l’odio, l’incertezza e l’oppressione”. Conclude la giornalista di “Ha’aretz”: “il contenuto del sermone va condannato senza mezzi termini, ma leggerlo prescindendo dalla realtà del potere e della spoliazione è di per sé un atto di aggressione e strumentalizzazione”.
Con la sua vita in Cisgiordania, e con queste parole Amira Hass ci dà una lezione di buona gestione del conflitto. Infatti non rinuncia alla sua identità né al suo punto di vista, tuttavia continua a chiedersi e a chiedere, con coraggio, quali siano le buone ragioni dell’altro. E mentre lo fa cerca di capire quanto all’altro siamo simili, in certe condizioni.

(Antonio Castagna)