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Dimenticare per costruire.

Irshad Manji, su Internazionale del 25 febbraio 2005, ha recensito un libro di Ellis Cose, giornalista e autore di saggi sui temi dell’uguaglianza. / scritto il 03-03-2005

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Irshad Manji, su Internazionale del 25 febbraio 2005, ha recensito un libro di Ellis Cose, giornalista e autore di saggi sui temi dell’uguaglianza. Il libro si intitola Bone to pick, Atria Books, 2004 e si occupa di vendetta, riconciliazione, perdono. Cose si chiede se e quando è possibile perdonare e a quali condizioni; se è possibile la vendetta; se è efficace, specie in quei casi in cui i “criminali vogliono morire” come nel caso degli attentatori suicidi.
Il rapporto tra memoria e oblio è centrale per trasformare i conflitti, perché non incancreniscano in una sequenza di vendette infinite. L’alternativa pare essere tra il vivere nel passato e il vivere nel futuro. “Forse dietro il conflitto tra israeliani e palestinesi – scrive Manji – non ci sono solo arabi ed ebrei che rivendicano la stessa terra, ma due popoli educati a ‘non dimenticare mai’.
La capacità di dimenticare è preziosa, per esempio, nella costruzione di una nazione afferma Renan, (Cos’è una nazione?, Donzelli, 1993). E Jedediah Purdy, citato dalla Manji, in Being America, scrive: “Saper dimenticare ci permette di restare aperti al mondo”.
Il rapporto tra memoria e oblio è tuttavia estremamente complicato. Dimenticare infatti può anche significare disconoscere le proprie responsabilità, come, secondo Cose, capita agli statunitensi per esempio nei confronti della schiavitù, e dei popoli arabi sottomessi da feroci dittature anche con la complicità e il sostegno del governo americano.
Il quesito centrale, secondo Manji diventa allora: “Qual è la differenza tra conoscere il passato ed esserne dominati?”

(Antonio Castagna)

Fonte: Internazionale, 25 febbraio 2005

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