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Aspirazioni e responsabilita'

di Ugo Morelli / scritto il 31-07-2012

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Se si cerca di capire dove s’incagliano i giorni e la pensabilità futura dei sistemi locali come il nostro, pare proprio che ciò accada nelle aspirazioni. La cultura di una popolazione nei luoghi in cui vive è, in fondo, la capacità di aspirare. Nelle aspirazioni prendono corpo e forma le idee e le pratiche circa la nostra vita, si manifestano e affermano i pensieri e i progetti del futuro. Si potrebbe analizzare le culture delle comunità alla luce della capacità di aspirare. Quella capacità pare distribuita in modo ineguale nella società e dipende da molti fattori. Uno di questi è dato dal rapporto tra le politiche di intervento pubblico e la disposizione dei cittadini a sentirsi principalmente destinatari passivi di interventi e progetti stabiliti in modo da non sollecitare il loro impegno e la loro responsabilità. Quella passività si mostra scivolosa e comoda di primo acchito, in quanto disimpegna e induce dipendenza. Allo stesso tempo garantisce consenso a chi governa in un’alleanza collusiva con i governati. Un altro fattore da considerare riguarda i vincoli e le possibilità di partecipazione attiva della popolazione. I vincoli dipendono essenzialmente dai modi di preparare e prendere le decisioni, che spesso non favoriscono forme effettive di partecipazione, ma si riducono alla sola informazione a una via alla quale si può solo aderire o mostrarsi indifferenti. Le possibilità toccano direttamente la responsabilità di ognuno di noi nel dedicarsi o meno all’impegno civile, di sentire nostra la cosa pubblica. La cultura di una popolazione è così chiamata direttamente in causa rispetto allo sviluppo. Non solo per il potenziale generativo che ha in ogni campo, ma soprattutto perché la cultura ha una funzione anticipatrice e può alimentare aspirazioni. Senza aspirazioni si rischia di sedersi sulla tradizione. La cultura, se considerata come fucina delle aspirazioni, ha una funzione intrinsecamente civile. Se si prendono in esame i momenti salienti della vita storica delle nostre comunità, non è difficile constatare come essi siano stati caratterizzati da profonde aspirazioni all’emancipazione dalla povertà, allo studio dei figli come via per l’affermazione individuale e sociale, al riscatto sociale e economico attraverso l’iniziativa. La capacità di aspirare dei cittadini può muovere i comportamenti e alimentare la partecipazione attiva alle scelte. Uno sguardo attento a quello che accade a diversi livelli della vita delle nostre comunità segnala una situazione incagliata. Allora quello che serve è maggiore democrazia sociale che va favorita con misure basate sui principi della partecipazione attiva e della reciprocità. Da un lato noi cittadini dobbiamo sentire nostra ogni scelta e smettere di dire che non si può partecipare perché le vie esistono se si cercano con tenacia. Dall’altro il compito di fare progetti appropriati è di chi ha la delega per governare sulla base dell’influenza e del controllo delle aspirazioni e della partecipazione civile.

http://www.ugomorelli.eu/hn/220.html