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La sposa siriana

di Ugo Morelli / scritto il 05-09-2005

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Il flim di Eran Riklis, la sposa siriana, di produzione israeliana e francese, è un documento bello e decisivo sull’efficacia della buona gestione del conflitto. Ambientato nel villaggio di Majdal Shams, sulle alture del Golan, al confine tra Israele e Siria, propone una storia attualissima sull’interculturalità e le condizioni della possibilità di gestire i conflitti al limite del rischio del loro degrado in antagonismo e in scontro. La tensione altissima che accompagna la rappresentazione dell’intreccio tra culture, lingue, orientamenti di valore, scelte e rituali, è degna di un’articolata e approfondita analisi della contemporaneità e la narrazione si propone leggera e a tratti persino ironica e umoristica. Sono molteplici le situazioni e le relazioni in cui, astensione dall’esasperare il confronto, capacità di attesa, assunzione del valore delle buone ragioni dell’altro, rispetto delle posizioni anche diverse e contrarie, consentono di non far degradare le situazioni, ottenendo esiti almeno relativamente efficaci. La relazione padre figlio che sfiora la rottura e sfocia nell’incontro. La relazione col poliziotto israeliano che viene portata ad un alto livello di tensione senza spezzarla. La conclusione della storia che vede il progetto prevalere sulle regole assurde. L’ironia sulle assurdità delle divisioni e dei vincoli posti dalla separazione e dall’esclusione accompagna tutte le situazioni, eppure una differenza a volte vertiginosa di posizioni e di punti di vista viene contenuta e le stesse regole vengono almeno in una certa misura “piegate” al servizio delle relazioni e di una cooperazione minima consentita.

(Ugo Morelli)