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Le violazioni dei diritti umani non si riformano. Semplicemente, si aboliscono

di Antonio Castagna / scritto il 17-10-2005

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Fabrizio Gatti è il cronista che si è buttato in mare nei pressi di Lampedusa e ha trascorso al Centro di Permanenza Temporanea dell’isola una settimana, fingendosi un clandestino kurdo, prima di essere lasciato ad Agrigento con un foglio di via. Il racconto dell’esperienza si trova su “L’Espresso” del 7 ottobre 2005. E’ un racconto di bruttura e violenza quotidiane, di corpi ammassati uno sull’altro, di piccole violenze, di soldi scomparsi, di cessi intasati che scaricano sul pavimento e sul piazzale antistante urina e merda.
Non stupisce che nei cosiddetti Centri di Permanenza Temporanei si vivano simili esperienze. Sono nati in violazione di qualsiasi diritto e in barba a qualsiasi legge, sono una terra di nessuno dove l’arbitrio può esercitarsi a piacimento. E dove certe cose possono accadere è inevitabile che accadano. Stupisce piuttosto lo stupore dei benpensanti, e stupisce anche che solo oggi, un giornalista coraggioso trovi il modo di raccontare quello che accade all’interno, semplicemente andandoci, sia pure attraverso uno stratagemma. Per questo bisogna essere grati a Fabrizio Gatti.
L’opposizione ai CPT però in Italia non è nuova. Si sono sempre opposti i movimenti cosiddetti no global, molte associazioni, tra cui Amnesty International e da ultimi i Presidenti delle regioni, sotto l’impulso di Nichi Vendola che, recentemente, hanno chiesto la chiusura di questi centri. La maggioranza di governo si è, come sempre, indignata, l’opposizione di centrosinistra ha fatto, come sempre, finta di niente.
Ora qualcuno, magari nel centrosinistra, dirà che bisogna riformare i CPT. Vendola a “Il Manifesto” che lo ha intervistato l’8 ottobre, dice una cosa molto semplice, che però dovremmo imparare a tenere a mente: “Le violazioni dei diritti umani non si riformano. Semplicemente, si aboliscono”. Uno sforzo di coerenza che si traduce in linguaggio, chiaro e non equivocabile, la condizione fondamentale perché un conflitto possa vivere e prendere forma.

(Antonio Castagna)