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Quando negare il conflitto sospende la democrazia.

di Antonio Castagna. / scritto il 06-12-2005

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In questi giorni, sui giornali e nelle televisioni, capita sovente che si parli della Val Susa e dell’opposizione dei suoi abitanti alla costruzione del tunnel di 54 chilometri della ferrovia Torino - Lione. Gli abitanti e i loro rappresentanti, sindaci e Presidente della Comunità montana, continuano a ripetere di non voler tagliare fuori l’Italia dal cosiddetto corridoio Lisbona – Kiev, che anzi esiste un progetto delle ferrovie italiane e delle ferrovie francesi di potenziamento della linea esistente, progetto che sarebbe molto più economico, meno invasivo e che potrebbe reggere un consistente aumento dei traffici su rotaia, sia per passeggeri che per merci.
Io non so se queste affermazioni rispondono a verità, perché non conosco i progetti e non sono un tecnico. La cosa che mi sorprende è che in tutte le trasmissioni che ho visto e su tutti gli articoli che mi è capitato di leggere, nessuno risponde mai a tali argomentazioni, nemmeno il ministro Lunardi, che pure dovrebbe sentire questo come un dovere. Né mi è capitato di leggere o vedere giornalisti capaci, di proporre le domande agli interlocutori in modo che questi non possano sfuggire alla risposta.
Capita invece di assistere a delle giaculatorie in cui si ripete che l’Italia non può essere tagliata fuori, che si tratta di una protesta localistica, che una minoranza non può bloccare una decisione che riguarda l’interesse nazionale. Nessuno però che spieghi in cosa consista l’interesse nazionale e in che senso la protesta sarebbe localistica e priva quindi di legittimità.
A me sembra che se ci sono interessi diversi in gioco tali interessi devono essere ascoltati, se ne deve tenere conto, si deve tentare per quanto possibile di farli vivere e dargli il giusto peso. Se poi, conciliare tutto si rivelasse impossibile, è giusto che chi ne ha la responsabilità decida per tutti. Che si neghi legittimità a una voce sembra invece un atto ideologico attraverso il quale si dice che il governo e l’opposizione sanno sempre qual è l’interesse generale, sanno come si fa a soddisfarlo, e che il loro accordo su questa questione è sufficiente garanzia. Come se la democrazia e il diritto di parola (voice direbbe Hirshmann), venissero sospesi quando governo e opposizione sono d’accordo su un punto. Come se governo e opposizione parlamentare, le loro leadership, esaurissero il ventaglio delle possibilità. Negare il conflitto, non rispondere alle domande legittime della popolazione della Val Susa, in questo caso, sembra corrispondere alla sospensione della democrazia, alla riduzione di questa a parlamentarismo. Il popolo in nome del quale si governa viene così ridotto a partigiano dell’una e dell’altra parte, ha diritto di parola solo quando i partiti e i parlamentari decidono di concedergliela. Sorprende, ed è grave, che la voce del Presidente Ciampi si sia adeguata a questo andazzo. Sorprende meno, ma forse è ancora più grave, che molti giornalisti si prestino a fare da ripetitori e megafoni invece che interrogare e cercare di capire.

(Antonio Castagna)